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Cos’è un font?

Sai cos’è un font? E conosci la differenza tra font e carattere tipografico? Te lo spieghiamo noi in questo articolo!

I caratteri sono, nella grafica, nella tipografia e nell’editoria, le fondamenta di ogni progetto grafico. Un insieme di caratteri studiati in modo coerente e secondo gli stessi principi formali, forma un carattere tipografico, il cui file viene chiamato font.

 

Caratteri, caratteri tipografici e glifi

Il carattere è una lettera, un segno di interpunzione o un simbolo. Il carattere a sua volta può essere composto da diversi glifi, come A, a, a o a, che saranno quindi glifi dello stesso carattere e dello stesso carattere tipografico.

L’insieme di tutti i caratteri e glifi dell’alfabeto latino progettati secondo la stessa coerenza visiva e di significato, prende il nome di carattere tipografico. In inglese le denominazioni rendono tutto più chiaro: il carattere (inteso come lettera) è character, glifo è glyph e l’insieme coerente di tutto questo, il carattere tipografico, è typeface.

Tra gli stili dei caratteri tipografici ritroviamo dunque il bold, detto anche grassetto, caratterizzato dall’inspessimento delle lettere, il regular, ossia quello che si utilizza normalmente, l’italic o corsivo, elegante e quasi calligrafico, e l’obliquo o oblique, una variante inclinata, senza alcuna modifica estetica.

Il font

Font è un’altra cosa: font è il mezzo che permette di applicare un carattere.

Per spiegarlo si può fare il paragone con la musica: se un typeface (carattere) è una canzone, il font è il file .mp3 che ci permette di ascoltarla.

Molti pensano che font sia un termine di origine inglese ma, in realtà la sua origine è francese. È infatti la trasposizione inglese del termine “fonte”.

La corretta applicazione dei font è fondamentale sia per chi scrive che per chi si occupa di graphic design e tipografia. Ogni carattere tipografico ha infatti un preciso intento comunicativo: installare un file scorretto significa dover lavorare con caratteri e glifi eccessivamente decorativi o fin troppo sterili.

Le varianti di un font

Vediamo ora quali sono i termini che vanno ad identificare da un lato i vari file che compongono una famiglia di font e, dall’altro, le tipologie di caratteri tipografici principali.

Le varianti principali sono:

  • Le versioni “normali”, generalmente chiamate Roman o Regular;
  • Tutte le varianti di peso (cioè lo spessore del carattere) che possono andare da quelle più sottili (Light, Thin, Extra-Light, ecc) a quelle più spesse (Bold, Black, Extra-Bold, Ultra, ecc);
  • Il corsivo, o italic, che è proprio un font diverso, progettato con scelte ottiche ed estetiche diverse. Anche i font corsivi hanno le loro varianti di peso (Bold Italic, Light Italic, ecc);
  • L’obliquo, o oblique, è invece la variante inclinata, senza alcuna modifica estetica e funzionale, del font normale. Per farti capire meglio la differenza con gli italic (come Garamond, Garamond Italic e Garamond oblique);
  • Le versioni compresse (Condensed) e allargate (Extended). Anche qui, non si tratta di un semplice font normale “stretchato” ma proprio di un diverso font, progettato perché sia più largo o più stretto.

Quindi, sintetizzando quanto spiegato in questo articolo, la parola font non indica Times New Roman, Verdana, Comic Sans, Helvetica e via dicendo, ma i file che permettono di applicarli.

Ciò che erroneamente viene chiamato “font”, invece, si chiama correttamente carattere tipografico ed è un insieme di lettere, numeri e segni di punteggiatura detti caratteri, che a loro volta hanno delle variabili interne (accenti, maiuscole, minuscole), dette glifi.

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